Villa Carlotti
La villa è stata edificata sulle fondamenta di una casa rurale del 1400 di proprietà della famiglia Vimercati. Nel 1536 la famiglia Vimercati, di origine lombarda, entrò a far parte del Nobile Consiglio cittadino di Caprino Veronese. Nello stesso anno, i Vimercati fecero eseguire importanti lavori di ampliamento della casa rurale originale. Nel 1601, la famiglia Carlotti divenne proprietaria della Villa. Scambiò la proprietà con la famiglia Vimercati tramite permuta. Nel 1632 i nuovi proprietari completarono l’edificio e realizzarono l’ampio giardino con statue. Nel 1635, i Carlotti ricevettero il titolo di marchesi da parte del granduca di Toscana. L’accesso alla nobiltà fu celebrato con nuovi lavori che rinnovarono e ampliarono la Villa; l’importante ristrutturazione terminò nei primi anni del 1700. Già in un documento del 1682, si legge che la Villa era stata classificata come palazzo per le sue notevoli dimensioni e i numerosi campi coltivati che la circondavano. La Villa rimase di proprietà della famiglia Carlotti fino al 1920, anno in cui Francesca di Canossa, figlia di Maria Carlotti e Lodovico di Canossa, la mise a disposizione della comunità. Il passaggio definitivo di proprietà avvenne nel 1937, quando il Comune di Caprino Veronese acquistò la Villa. Nel 1952, villa Carlotti diventò sede comunale.
Museo Civico
Collocato nelle stanze a pianterreno presso l'elegante settecentesco Palazzo Carlotti, l'attuale Museo Civico di Caprino Veronese s'è sviluppato nel corso degli anni attorno ad un primo nucleo di reperti archeologici rinvenuti ed esposti in mostra dall'ins. Giovanni Solinas, cui si aggiunsero ulteriori ritrovamenti effettuati successivamente da un gruppo di benemeriti appassionati ricercatori guidati dallo studioso locale ins. Mario Marangoni. Alla sezione archeologica, si aggiunsero una cospicua raccolta di reperti paleontologici, il Compianto trecentesco, vari reperti della Grande Guerra. La stanza più rappresentativa è la “Sala dei Sogni” risalente ai primi del seicento che presenta una decorazione a grottesche, ma senza dubbio il pezzo forte della collezione è il “Compianto” trecentesco rinvenuto nella chiesa di Santo Sepolcro a Caprino e attribuito al maestro di Santa Anastasia